Il capello di Buddha
Arriviamo in quel di Yangon (con le gambe come due cotechini) dopo svariate ore di volo e attese. Andiamo subito in hotel perché è sera e l’indomani abbiamo la partenza alle 6 per la golden rock. Ci facciamo una doccia, mangiamo due piatti di noodles, beviamo una birrozza da mezzo (il tutto pagato 4euro) e ce ne andiamo a dormire con un simpaticissimo fischiare al passare del treno sotto la camera ogni due ore (grazie Miky rossa per avermi suggerito questo posto.ahahah).
Sveglia all’alba e Mr. Magoo (impronunciabile il nome) ci preleva e ci porta in tre ore a Kinpun. Dovrebbe anche spiegarci un po’ di cose facendo da guida ma il loro parlare inglese è qualcosa di veramente incomprensibile. Gli diciamo sempre di sì anche se capiamo una parola su dieci. Lui felice, noi felici. A Kinpun dobbiamo prendere un furgone composto da mini assi di legno che fungono da sedili e ferro. Ci stringono come sardine e quando siamo convinte di partire perché al completo ci caricano ancora quattro persone. Pronti via. 11km di salita ovviamente con acceleratore a tuono (ma dopo gli autobus in Sri Lanka nulla mi fa pura); a ogni curva ti siedi sopra il tuo vicino, ma i birmani se la ridono alla grande e quindi ridiamo anche noi.
Arriviamo in cima al monte Kyaiktiyo, scendiamo dal furgone senza più sentire le chiappe e ci incamminiamo tra il villaggio. Dopo qualche minuto ci fanno togliere le scarpe e si entra nella zona sacra. Ci avviciniamo insieme ai fedeli e in lontananza vediamo questo enorme masso ricoperto d’oro in bilico. Camminiamo lentamente seguendo i canti buddisti, l’atmosfera è calma e magica. Arriviamo sotto al masso e ti chiedi veramente come sia possibile sia ancora lì in bilico dopo migliaia di anni e terremoti. Ma i credenti sanno che li sotto a tenerlo fermo c’è un capello di Buddha. (Piccolo aneddoto: gli uomini posso arrivare al masso, toccarlo e applicargli la foglia d’oro. Le donne no. Noi siamo impure perché abbiamo il ciclo). Facciamo un giro, qualche foto, due ragazze birmane ci chiedono se possono farsi la foto con noi: certo ovvio!, un pineapple juice e sgattaioliamo via a riprendere il furgone con i birmani che ci guardano e se la ridono.
Praticamente non abbiamo visto turisti (a parte noi solo un’altra coppia)… che strano. Eppure il posto è meraviglioso.
Riprendiamo la macchina con Mr.Magoo e torniamo a Yangon. Arriviamo in stazione; ci scofaniamo due piatti di noodles per 1,50 euro e attendiamo il nostro bus notturno che ci porterà a Inle Lake.
(Prime impressioni sul Myanmar: mi sento molto a mio agio, si ormai lo sapete che l’Asia mi fa sentire a casa, ma qui mi sento davvero tranquilla, nel mio habitat. I birmani sono molto eleganti con i loro longyi e molto disponibili. Si mangia bene e si paga pochissimo.)
A presto