Quindicesimo giorno: pioggia, meditazione e zucche giganti sull’isola dell’arte

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Ore 6: siamo in piedi. Ha piovuto tutta la notte, e l’aria ha quel profumo di legno bagnato che ti rilassa. Alle 6:20 bussano alla porta: “è ora della meditazione”. Scendiamo nel tempio. Entrano i monaci, vestiti di tutto punto, tre inchini, in ginocchio, libro in mano, e iniziano a intonare i canti. Sutra recitati a voce profonda, ritmica, potente. Chiudo gli occhi e succede qualcosa. È come se venissi trascinata altrove. In uno spazio lontano dalla coscienza, in un silenzio interiore profondo. Trenta minuti di trance, poi un monaco ci guida in un piccolo rito: ci porgiamo tre volte la cenere alla fronte e poi nell’incensiere. Ultimo sutra, inchino, si ritorna alla realtà. Anche Denny, che non sapeva bene cosa aspettarsi, è rimasto colpito. Intenso e bellissimo. Fuori la pioggia, dentro il calore dei canti.

Dieci minuti per riprendersi, poi colazione vegana, semplice, delicata, come tutto qui: essenziale ma presente. Ripartiamo. Ci aspettano quasi sei ore di viaggio tra bus, treni e traghetti. Direzione: Naoshima, l’isola dell’arte contemporanea. Un luogo incredibile, dove natura, architettura e opere visionarie convivono, trasformando ogni angolo in una piccola sorpresa. Appena arriviamo al porto, io salto di felicità: lì, davanti a me, la prima zucca gigante di Yayoi Kusama, l’artista giapponese iconica per le sue installazioni a pois, colorate, ipnotiche e fuori da ogni logica convenzionale. Due foto al volo (ma già 300 nella testa), e via a noleggiare una micro bici elettrica che sarà la nostra compagna per il giorno e mezzo sull’isola. Mantra del giorno: ricordati di stare a sinistra. Destinazione: la nostra yurta (qui la chiamano “Pao”), che affaccia direttamente sul mare. Un’esperienza nell’esperienza. Appena poggiamo le borse, ci guardiamo e sorridiamo: qui si sta bene. Vicino al nostro campeggio c’è anche la zucca gialla di Kusama, forse la più iconica. Mi pare di vivere dentro una cartolina surreale. Scattiamo, passeggiamo, respiriamo. Poi saltiamo di nuovo in sella e girovaghiamo in bici per le stradine del piccolo paese: due birre, due chiacchiere, due opere sparse tra le case, senza meta. Il sole cala, le luci si abbassano, l’isola prende un tono più quieto. È ora di cena. Troviamo una piccola izakaya a conduzione familiare, specializzata in pesce freschissimo. Tutto delizioso, preparato con cura e senza fronzoli. Un pasto che ti fa stare bene senza bisogno di parole. Torniamo in tenda. Partitina a carte (Denny mi straccia come sempre) qualche risata sottovoce, e buonanotte. Naoshima ci ha già conquistati. E siamo solo all’inizio.

La colazione dai monaci

Funicolare

In traghetto

Traghetto

Sedute del porto

In love with Kusama

Bici time

Foto compulsive alla zucca di Kusama

Pao

Zucca

Izakaya top

Izakaya top