La Maddalena e l’ultima alba
Arriviamo a Costa Paradiso a notte fonda e ci troviamo una sbarra all’ingresso del paese… non capiamo… cerchiamo una piazzola e dormiamo.
Il mattino seguente ci torniamo e con sorpresa la sbarra è alzata. Entriamo lentamente e sembra di essere finiti in uno strano villaggio turistico immenso… dopo km di case incastonate nella roccia arriviamo alla spiaggia e ci guardiamo attorno. Posto stupendo ma sembra davvero di essere in uno strano set cinematografico. Gironzoliamo un po’, non c’è nulla di aperto. Le case sono chiuse. I bar, i negozi tutto chiuso. Le piccolissime spiagge sono d’incanto ma rimaniamo perplessi.
Ci beviamo un caffè nell’unico mini bar aperto e chiediamo che strano posto è quello; il ragazzo ci risponde semplicemente: una volta era un villaggio turistico, ora è aperto (ma c’è la sbarra di notte?)e hanno venduto le varie case… mah…C’è una strana atmosfera affascinante e misteriosa in questo posto! Mi piacerebbe tornarci con calma per capirlo di più. Arriviamo a Capo Testa, troviamo una piccola caletta dove fare il bagno in quella che sembra una piscina.
Giriamo a Santa Teresa di Gallura dove ci prendiamo a cuore un gatto malconcio ma stupendo, contattiamo l’associazione che si occupa dei gatti randagi e passiamo il testimone. Speriamo bene.Attraversando Costa Serena e l’isola dei Gabbiani arriviamo a Palau dove decidiamo di prendere il traghetto al tramonto per La Maddalena per trascorrere li gli ultimi giorni. Ci dicono che sull’isola non si può assolutamente fare campeggio libero e che fanno multe salate anche a notte fonda. Quindi cerchiamo un campeggio per la prima notte.
Dormiamo sereni e fatta colazione andiamo a scovare le spiagge più belle… La testa del Polpo (che si rivelerà la mia preferita in assoluto)è magica. Piccole spiagge dorate con acque cristalline calme e scogli lisci e lavorati dal vento. Non resisto; quando mi ricapita? Mi spoglio nuda e faccio il bagno mentre Dennydenny mi guarda infreddolito dalla riva. Proseguiamo il giro a Caprera, isola di Garibaldi, selvaggia e molto poco affollata. Per pranzo decidiamo di andare in un bistro che mi ha consigliato un amico: arriviamo all’una e ci attende fuori il Simone che ci dice di aspettare un attimo che il fratello (nonché cuoco) deve ancora arrivare: si era appena svegliato… solo qui succedono ste cose! Attendiamo mezz’oretta che arrivi… occhialoni da sole e caffè per ripigliarsi mentre prende le ordinazioni… in realtà si rivela un ottimo posto dove mangiare prodotti locali a km 0 e fare due chiacchiere intelligenti sul turismo di massa e sulla cucina sarda. Alle 17 siamo ancora lì che beviamo Elicriso (che scopriamo essere, in realtà, molto più rappresentativo della Sardegna che non il mirto) e ce ne usciamo con una bottiglia offerta da Valerio. Ringraziamo con il cuore in mano promettendo un pacco regalo dal nord e andiamo a svenire alla spiaggia Spalmatore ma fa freddo… andiamo a spiaggia Bassa Trinità ma il vento è forte e quindi decidiamo di tornare verso la Testa del Polpo per accamparci rischiando la multa. L’ultima notte la voglio passare guardando il mare e svegliarmi all’alba guardandola direttamente da GG (ho promesso a Den che la multa nell’eventualità la pago io).
E così facciamo.
Una bellissima alba con il dolce suono del mare a tre passi da noi ci sveglia per l’ultimo giorno nel furgolettone. Rimaniamo a guardarla per ore con un buon caffè in mano, consapevoli che per un po’ quella sensazione non la vivremo.














